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“La parità di genere è finalmente avvenuta nello sport?”
“Gap Gender”, “Sex-segregation”, “Rivalsa”, “o semplicemente l'essere diversi anatonicamente e mentalmente con il sesso maschile”. Cosa dire? E' veramente difficile affrontare questo argomento senza essere inevitabilmente etichettate come “femministe” oppure raccontare i soliti stereotipi che contrappongono il genere femminile da quello maschile.
Sicuramente risulta possibile che anche lo sport abbia contribuito all’emancipazione femminile! A mio avviso, ritengo che sia stato un fattore determinante nell’emancipazione stessa. Molte battaglie contro la libertà dai regimi assolutisti sono state fatte da donne atlete, in corso di Olimpiadi o competizioni internazionali (ricordo prima di tutto, proprio perché mi colpì da bambina, la famosa vicenda di Nadia Comaneci). Vorrei citare l'ultima mia intervista apparsa su “Vivere Senigallia”, uscita proprio in occasione della ricorrenza dell’8 marzo, incentrata sulla questione estremamente “scabrosa”, intitolata “nello sport non esistono e non devono esistere stereotipi o pregiudizi di qualunque genere” soprattutto nel 2022. Percorrendo la strada a ritroso, riporto l'ultimo traguardo avvenuto proprio nelle Olimpiadi Invernali di Beijing 2022, che ne sono state il primo esempio, del nuovo record di uguaglianza di genere. Infatti per la prima volta i Giochi Olimpici hanno stabilito un equilibrio tra i partecipanti femminili e maschili, con il 45% di atlete in gara. Vorrei inoltre sottolineare il dato più importante del 52,94 % di medaglie è stato ad appannaggio delle donne, e lo sottolineo con estremo orgoglio. Questo è il traguardo che da tempo cercavamo di raggiungere e che si auspica si possa mantenere anche in tutte le prossime Manifestazioni sportive sia nazionali che internazionali. Il risultato ottenuto però, non è stato privo di “ sfide” per utilizzare un termine appropriato. Infatti, fino a qualche decennio fa lo sport, nonostante gli alti valori e importanti contenuti, rappresentava un terreno di disuguaglianza, anche remunerativa, che rischiava di dare voce a discriminazione e pregiudizi, prima di tutto di genere (sex segregation) i passi fondamentali sono stati essenzialmente due, nel' 95 a “la carta dei diritti dello sport femminile” e nel' 97 la trasformazione e ufficializzazione del parlamento europeo nella risoluzione delle donne nello sport. Questo fu il primo passo ufficiale per il riconoscimento di pari opportunità tra donna e uomo nello sport all'interno del territorio Europeo. E' stato un passo importante, essenziale e determinante nel rimuovere le disuguaglianze e le barriere culturali ed economiche che impedirebbero il vero coinvolgimento delle donne stesse. A proposito vorrei citare una bellissima Iniziativa patrocinata dal Panatlon di Senigallia che nel 2015, che ha ospitato presso la chiesa dei Cancelli ,una bellissima mostra Fotografica intitolata “l'emancipazione femminile attraverso i giochi olimpici”, alla quale avevano partecipato donne plurimedagliate della nostra regione portando sempre la loro esperienza in merito. Oggi le donne, anche se nei posti di potere, e qui mi riferisco in ambito sportivo, sono ancora poche; ma significativi traguardi sono stati raggiunti sia con la Vezzali (marchigiana), con la Pellegrini, campionesse che ora si sono messe a disposizione per rappresentare e fare rispettare gli alti valori dello sport sia in generale che soprattutto al femminile. Il mio avviso, che non vi dovrebbe essere più, così radicato ai giorni nostri il gap gender! Il gap è esclusivamente un pregiudizio mentale. Nel tempo siamo stati sempre abituati a vedere ed esaltare campioni uomini e non vorrei aggiungere altro! Se esistono sports che per motivi psico-attitudinali (l’anatomia è diversa questa è la sola verità), sono più consoni al sesso maschile o meglio ribadisco, che siamo noi più radicati ad averli visti così; ma francamente una donna che praticasse il rugby non mi stupirebbe così tanto, come un uomo che praticasse in futuro anche nuoto sincronizzato, “sport di genere”. Ribadisco il concetto che la diversità è solo mentale, e questo potrebbe generare reale pregiudizio. A qualsiasi sportiva che provasse i seguenti timori psicologici o paure, suggerisco di buttarsi a prescindere. Oggi “da donna di sport”, sono entusiasta che molte barriere che ci vedevano come “genere inferiore” siano finalmente, almeno in gran parte, decadute, grazie sempre alla perseveranza, ed al sacrificio ed agli innumerevoli successi del sesso femminile. Dobbiamo giocare e considerarci alla pari , usufruire delle medesime Regole e senza dimenticare il valore e l'importanza del fair play, e del cuore che dovrebbe essere insito in ogni vero atleta. Al termine di queste mie righe di riflessione sullo sport al femminile mi piacerebbe lasciarvi con questa semplice frase che è il motto di ogni panathleta “ludis jugit”= insieme - uniti nello sport. Inoltre in questo particolare momento restiamo soprattutto uniti contro la guerra.