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Il volo: da mito a realtà. Quando in cielo volano le donne

Il volo è notoriamente da sempre il sogno dell’uomo.

Il volo: da mito a realtà. Quando in cielo volano le donne

Se ci pensiamo un attimo in effetti chi da bambino non ha provato almeno una volta a far volare un aquilone o un aeroplanino di carta, restando lì sognante col naso all’insù immaginando chissà quali avventure in quel cielo blu sconfinato e libero? Il mondo tra le nuvole ha esercitato da sempre un incanto fiabesco nell’immaginario dell’uomo, facendo da sfondo a miti, storie, leggende e racconti fantastici.
Già Leonardo Da Vinci nel '500, nel fervore dei suoi studi, aveva profetizzato che un giorno l’uomo avrebbe volato. Quello che il grande studioso non ci ha detto è che anche la donna un giorno avrebbe conquistato la sua fetta di cielo, dipingendo di rosa quel blu fino ad un secolo fa appannaggio di un universo prettamente maschile. Dalla famosa aviatrice Amelia Earhart, prima donna ad attraversare l’oceano atlantico nel 1932, questo trend del volo tutto al femminile non si è più arrestato coinvolgendo non soltanto donne che hanno scelto nel tempo di pilotare per professione, il cui numero tra l’altro cresce ogni anno ma anche moltissime altre più o meno giovani che hanno deciso di inseguire una semplice passione, un sogno magari tenuto nascosto per anni in un cassetto e un desiderio di scoprire di più su quel mondo nascosto tra le nuvole, lassù dove osano le aquile. In un cassetto simile probabilmente era rimasto anche il mio di sogno, accantonato forse per timore di una sfida troppo grande per me o forse per le normale vicissitudini della vita che spesso ci conducono verso percorsi diversi da quelli sognati da bambine o magari perchè crescendo ci dimentichiamo come un peter pan di quel sogno di volare che avevamo un tempo. Gli studi liceali, la laurea in Giurisprudenza, un lavoro in banca e la vita familiare hanno per molto tempo spostato la mia rotta verso altri obiettivi e responsabiltà,sicuramente gratificanti ma ogni tanto ammetto di aver sollevato lo sguardo verso il cielo attratta da quella leggerezza e quel senso di libertà che quello spazio sconfinato mi trasmetteva ogni volta. Poi la vita è fatta, come spesso accade, di cose che vanno, tornano e si incrociano di nuovo lungo il cammino un po’ per caso un po’ perchè in fondo non si è mai smesso davvero di essere bambini e di sognare e quel cassetto come per magia un bel giorno si riapre. L’incontro con Davide, il mio compagno, appassionato pilota di vds avanzato e l’aeroclub di Fano, dove si tengono i corsi di volo da diporto sportivo con ultraleggeri, sono stati galeotti in questo senso e l’avventura lassu’ nel blu ha preso il via anche per me. Per quanto il volo fosse l’obiettivo mi è stata sin da subito chiara anche l’importanza di mantenere ben saldi i piedi per terra e comprendere sin dall’inizio la responsabilità che comporta manovrare un velivolo, per se stessi e per gli altri, lo studio specifico che il percorso richiede e la necessità di una continua condivisione delle esperienze dei dubbi e delle difficoltà con l’istruttore e gli altri piloti già esperti. Facendo questo percorso sapevo di uscire dalla mia consuenta zona di comfort e misurarmi con dinamiche, con materie e anche con un ambiente diversi da quelli a me familiari fino a quel momento ma con i quali sentivo il bisogno di confrontarmi. Quando finalmente è arrivato il giorno del primo approccio pratico col volo è stato come ripresentarsi ad un appuntamento mancato molti anni prima, con qualche anno in più sulle spalle ma con la stessa emozione e con lo stesso entusiasmo. Accompagnata da quel rombo che per chi ama il volo credo sia quasi come una soave melodia, appena ho sentito le ruote staccarsi da terra e sollevarsi nell’aria ho avuto la sensazione di andare incontro a una me diversa che sentivo esistere da qualche parte ma che non ero riuscita ancora a conoscere; man mano che salivo e tutto sotto di me si allontanava e diventava più piccolo e indefinito mi sembrava in realtà di vedere tutto con più chiarezza, più consapevolezza, di osservare tutto da una prospettiva non solo fisica ma mentale più ampia. Avrei voluto non staccare lo sguardo dal finestrino e continuare a guardare giù all’infinito ma la concentrazione in volo è essenziale ed è di vitale importanza l’attenzione costante alla strumentazione, ai parametri e in generale a ciò che succede intorno a noi. “Occhi ben aperti, riflessi pronti, mai distrarsi in volo” è la regola da rispettare sempre. Dopo il primo atterraggio, messi di nuovo i piedi a terra, ho realizzato fino in fondo di avercela fatta: avevo davvero volato e portato me stessa lassù a tu per tu con il mio piccolo aereo biposto, le mie capacità, i miei timori, i miei sogni. E credo di aver versato una lacrima di nascosto o forse due: una di gioia e soddisfazione per quella piccola conquista. L’altra di nostalgica tenerezza nei confronti della me più giovane di molti anni prima a cui avevo censurato un sogno ancora prima di provarci. Il primo pensiero è stato raccontarlo a mio figlio e condividere con lui un’emozione che ogni volta che salgo in volo mi porta a ritrovare la bambina che e’ in me. Chi meglio di lui quindi può capirmi dall’alto dei suoi sognanti tredici anni? Il regalo più bello che mi sono fatta con questo corso forse non è l’attestato di volo o meglio non solo. E' aver imparato a non temere di lasciar spiccare il volo ai sogni , anche quelli che sembrano un po’ sopra le righe, un po’ impossibili, a credere che davvero volere è potere e mettere in campo la voglia di provarci è in ogni caso il successo più importante. Il 18 marzo scorso, mese tradizionalmente dedicato alla donna, ho finalmente acquisto il mio brevetto di volo vds basico all’aeroporto di Fano ma la strada o meglio la rotta è ancora lunga e quella del volo è un’esperienza che non si finisce mai di acquisire e il viaggio in rosa prosegue. Le ali non hanno sesso e ognuno di noi ne ha un paio da qualche parte. Si tratta solo di farle volare. Passo e chiudo.

Laila Gnesi

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